Negli ultimi anni il mondo della mobilità sta vivendo un’evoluzione esponenziale e continua. Tante le novità ormai entrate nella nostra quotidianità, dal noleggio a lungo termine per auto private e veicoli commerciali o Pay-per-Use, alle auto elettriche, fino alla riscoperta di bici e monopattini elettrici.
Puntando il focus sulla mobilità a quattro ruote, le tendenze interessanti che stanno conquistando quote di mercato riguardano le auto ibride e quelle elettriche.
Quest’ultime in particolare sono, ad oggi, un’opzione più interessante rispetto alle macchine diesel, benzina, GPL o metano, in quanto, oltre a rappresentare una scelta sostenibile per impatto ambientale, sono convenienti anche sul fronte delle prestazioni e dei costi di gestione.
La loro forte diffusione – le quote di mercato sono buone e in crescita – segna di fatto l’inizio di una trasformazione in positivo dell’intero settore.
Una crescita che non permette, però, di parlare ancora di “rivoluzione elettrica”, malgrado lo Smart Mobility Report 2019 preveda una penetrazione entro il 2030 attorno al 30%, per un totale di circa 7 milioni di auto fra ibride e elettriche sulle strade italiane.
A ben guardare i dati dello lo studio condotto dal Centro Studi e Statistiche UNRAE, infatti, si parla di uno 0,5% del mercato complessivo, in numeri spicci l’equivalente di 1 vettura nuova su 200. Nei primi 11 mesi del 2019 in Italia sono state immatricolate 9.722 auto elettriche per 26 modelli presentati, con una crescita che si attesta sul +110%, circa il doppio rispetto allo stesso periodo del 2018.
I privati rappresentano la maggioranza con il 41% delle immatricolazioni registrate, seguiti dal noleggio a lungo termine con il 30,7%, le flotte al 17,4%, chiudono i costruttori e i venditori (dealer) con l’8,3%. Registrano buoni risultati anche i veicoli ibridi con un aumento delle vendite del +40% nel solo mese di novembre, per un totale del +106% (da gennaio a novembre) e 106.412 unità.
I numeri a colpo d’occhio, scarica l’infografica!
LA SORELLA MINORE: L’AUTO IBRIDA
Prima di approfondire il contesto dell’auto elettrica è bene spendere due righe per la sua “sorella minore” l’auto ibrida.
Ibrido è un veicolo in cui il tradizionale motore a combustione è affiancato a uno elettrico, riducendo così i consumi e l’inquinamento, soprattutto sui percorsi urbani. La prima auto ibrida in commercio nel mondo, la Toyota Prius, debuttò nel 1997 e ancora oggi risulta la più venduta.
Sul mercato esistono molti tipi di macchine ibride che si differenziano in base al contributo, più o meno rilevante, della parte elettrica. Si passa dal Light Hybrid, alla Full Hybrid fino ad arrivare all’auto ibrida elettrica plug-in (PHEV).
Quest’ultime sono la versione più moderna e consentono la ricarica delle batterie, oltre che in movimento (durante il rilascio e la frenata), anche in sosta collegando la spina in dotazione – plug in, in inglese – a una presa di corrente casalinga o a una colonnina.
AUTO ELETTRICA: CHE COS’È E ALCUNI VANTAGGI
Un‘auto elettrica, diversamente dall’ibrida, è una vettura con una meccanica estremamente semplice che si muove attraverso energia elettrica fornita al motore. Il “carburante” non è altro che energia chimica immagazzinata in una o più batterie ricaricabili e resa disponibile al motore sotto forma di energia elettrica.
La maggiore o minore efficienza dell’elettrico rispetto ai veicoli a combustione, si verifica a seconda del contesto d’utilizzo. Una situazione tipicamente favorevole all’elettrico è quella della guida nel traffico, caratterizzata da lunghe soste e frequenti stop&go, come succede nelle grandi città ad alta densità di circolazione.
In questo contesto il risparmio è notevole perché al momento della frenata la batteria si ricarica recuperando l’energia necessaria a procedere senza intoppi e senza il consumo di carburante proprio delle auto tradizionali. L’auto elettrica, inoltre, non emette inquinanti atmosferici come ossidi di azoto e particolato, anche se quest’ultimo viene comunque generato dai freni e dall’usura delle gomme, ma in quantità decisamente minori. Con l’elettrico si riduce anche l’inquinamento acustico, in particolar modo con le basse velocità.
Favorendo la diffusione di veicoli elettrici in mobilità urbana si otterrebbe un consistente miglioramento della qualità dell’aria nelle città, anche se non sarà comunque sufficiente a risolvere del tutto l’annoso problema dell’inquinamento. L’energia utilizzata dalle auto continuerà a inquinare nella misura in cui questa verrà prodotta da fonti non rinnovabili, soprattutto se si proseguirà nell’uso delle centrali elettriche tradizionali.
NASCITA, DECLINO E RINASCITA DEI VEICOLI ELETTRICI
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 la propulsione elettrica era il sistema preferito per gli autoveicoli, poiché assicurava un comfort e un’affidabilità inarrivabile per i mezzi a combustione interna.
I primi prototipi dimostrativi fecero la loro comparsa negli anni ’30 dell’800, ma solo nel 1888, a seguito del primo prodigioso tentativo dell’ingegnere britannico Thomas Parker, vide la luce la Flocken Elektrowagen del tedesco Andreas Flocken.
Nel giro di poco tempo però, i rapidi progressi tecnologici dei veicoli a benzina e i limiti tecnici delle batterie agirono a discapito dei vantaggi, relegando i veicoli elettrici in settori di nicchia.
Il picco dell’elettrico in circolazione si registra alla fine del XX secolo con 30.000 unità su scala mondiale. Un numero destinato a calare progressivamente negli anni successivi a favore dei macchine a benzina, diesel e gas/metano.
Molti decenni più tardi, e una quantità cospicua di veicoli a combustione dopo, le auto elettriche sono tornate in auge, soprattutto in relazione alle politiche di sostenibilità ambientale attive a livello globale. Il dato è confermato dall’ultimo Salone di Francoforte durante il quale si è messo in luce quanto il futuro dell’automobile sarà fortemente influenzato dal comparto elettrico.
UNA RIVOLUZIONE EV (ELECTRIC VEHICLES) ANCORA AGLI ALBORI, PERCHÉ?
L’auto elettrica è dunque una sfida ancora tutta da giocare. E gli elementi della scarsa diffusione sono emersi negli ultimi anni grazie a una serie di studi che ne hanno portato alla luce le cause, evidenziando le principali barriere all’acquisto, valide non solo in Italia, ma anche in Europa. L’ostacolo più rilevante risulta essere quello economico (le vetture hanno un costo troppo elevato), seguito dall’inadeguatezza della rete di ricarica, dai tempi necessari per un pieno di energia e infine all’autonomia di percorrenza limitata rispetto alle auto a combustione interna.
Nel dettaglio:
1- Costo elevato
Le elettriche, rispetto alle vetture tradizionali della stessa potenza, hanno prezzi più alti, il motivo? Principalmente uno: le batterie al litio. Nonostante il loro costo sia sempre più abbordabile – attualmente si aggirano intorno ai 200 dollari al kWh – per avere un’autonomia di almeno 250 Km (reali) servono circa 40 kWh, per un totale di 8.000 dollari (circa 7mila euro). Ad oggi, grazie a incentivi come l’Ecobonus o all’esenzione dal pagamento del bollo auto, questa spesa in parte si riesce a ripagare.
2- Infrastruttura di ricarica da migliorare e espandere
La scarsa distribuzione di colonnine di ricarica sul territorio non favorisce di certo l’adozione di una macchina, sì green, ma dal prezzo elevato.
L’attuale mappa dei terminali, secondo l’EAFO-European Alternative Fuels Observatory, segnala in Italia 3.824 stazioni pubbliche di cui 793 di fast charge (>22 kW), corrispondenti a una media nazionale di 12 punti ogni 100 km, a fronte di una media europea di 32 punti ogni 100km.
Il numero totale delle colonnine, sia pubbliche che private, è in costante aumento, ma ancora distribuite in maniera sporadica e maggiormente concentrate nelle grandi città.
Allo studio ci sono dei progetti Comunitari e nazionali volti a creare una rete di stazioni di ricarica lungo le principali arterie autostradali, ma anche questo richiede del tempo.
Il numero delle stazioni presenti ad oggi è sufficiente per l’attuale parco auto circolante, mentre un nuovo sistema di mobilità elettrica dovrà necessariamente passare attraverso una complessa implementazione delle reti infrastrutturali di ricarica.
C’è però un elemento che sfugge ai più: il sito principale di ricarica elettrica nella mente del consumatore è la propria casa. In genere, chi acquista l’elettrico oggi possiede un box o un posto riservato in un cortile privato dotato di ricarica, ma quelli che si possono permettere una tale “commodity” sono davvero una piccola fetta del totale.
3- Autonomia di percorrenza dell’auto con una ricarica completa
Le vetture elettriche hanno buone performance in accelerazione, simili a quelle del benzina, ma un’autonomia di viaggio ridotta. L’attuale tecnologia non consente agli accumulatori di immagazzinare energia con densità sufficiente per una percorrenza paragonabile ai veicoli tradizionali. Oggi un’auto elettrica a prezzo ragionevole raramente riesce a superare 300 Km con una carica. Questo è il motivo per cui gli EV risultano utili per la mobilità urbana e per gli spostamenti quotidiani entro i 40-50 km (ad es. il tragitto casa-lavoro).
4- Tempistiche di ricarica superiori rispetto al normale rifornimento
È importante premettere che il tempo di una ricarica completa dipende sia dalla capienza degli accumulatori della batteria, che dalla potenza del caricatore (la colonnina o il set di ricarica). In genere, la durata di una ricarica alla stazione rapida è di circa 2 ore, grazie a una potenza che oscilla tra i 20 e i 40 kW. Con le wallbox da garage (7-11 kW) i tempi si allungano fino a 8 /10 ore, per arrivare a un massimo di 15 ore utilizzando il kit di ricarica domestico per la presa di corrente da 220 Volts.
Anche se ancora poco diffuse, non bisogna tralasciare le colonnine di ricarica ultra rapida, le supercharger, che consentono di accumulare in 30 minuti una quantità di energia corrispondente all’80% della capacità. Tuttavia, se paragonati ai 5 minuti necessari per fare un pieno di benzina o diesel, risulta comunque un tempo enorme.
QUANTO INCIDONO PAY-PER-USE E NLT NELLA DIFFUSIONE DELL’ELETTRICO
A differenza dei dati relativi alle vendite, la scelta dell’elettrico a noleggio segnala un vero boom che tocca percentuali del 150%, un aumento che registra una crescita da 2.000 nuove vetture fino a circa 5.000.
Questi, tuttavia, sono ancora numeri contenuti per la realtà delle nostre strade nelle quali circolano circa 13.000 veicoli elettrici, a fronte di 38 milioni con altri sistemi di alimentazione.
In Italia due auto elettriche su tre sono adottate da aziende o possessori di partita IVA in modalità di noleggio a lungo termine, formula facile ed economica per entrare in possesso di un’auto a batterie.
C’è però una novità nel settore del noleggio a lungo termine, un sistema destinato a ritagliarsi un posto di tutto rispetto suscitando l’interesse di particolari categorie di automobilisti: il “Pay-per-Use elettrico”. Una formula utile a quelle persone che necessitano di una vettura solo in determinati periodi dell’anno o che la utilizzano prevalentemente in città e con basse percorrenze (inferiori ai 10.000 km/annui). Già, perché se in un noleggio a lungo termine “Pay-per-Use” si paga solo per ciò che si usa – in questo caso i chilometri percorsi – allora i tempi di sosta e di parcheggio in cui la vettura non viene utilizzata, non verranno conteggiati.
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CONCLUDIAMO DICENDO…
I tempi sono maturi, ma siamo solo all’inizio della rivoluzione degli EV, i veicoli elettrici che promettono di cambiare la mobilità rendendola più sostenibile con l’azzeramento delle emissioni di CO2, di particolato e di polveri sottili.
La diffusione di queste vetture verdi si sta espandendo a macchia d’olio e la carta vincente risiede, molto probabilmente, nel noleggio, sia nella sua tradizionale forma del lungo termine con canone mensile fisso, che nella modalità “Pay-per-Use”.
Non ci resta che attendere.
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